Arizona Tribune - Ok G7 a partnership pubblico-privata per salvare il caffè

Ok G7 a partnership pubblico-privata per salvare il caffè
Ok G7 a partnership pubblico-privata per salvare il caffè

Ok G7 a partnership pubblico-privata per salvare il caffè

Nata da una idea di A.Illy. Ico, rischio 100 dollari a tazzina

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Un fondo globale innovativo e pre-competitivo per la sostenibilità e la resilienza del caffè, a partecipazione volontaria, per sfruttare le sinergie con iniziative esistenti, incluse valutazione e misurazione dell'impatto del clima e lotta alla deforestazione, oltre a impiegare risorse finanziarie e know-how con un focus sul sostegno ai piccoli agricoltori. E' la proposta "innovativa" promossa dalla presidenza italiana del G7 per il caffè nata da un'idea di Andrea Illy. Una iniziativa che è "il risultato di un grandissimo lavoro di squadra iniziato a EXPO Milano 2015". In questi otto anni è riuscito ad attrarre intorno a questa idea realtà eterogenee da Lavazza a Nestlé e Starbucks, ai ⁠governi italiano e gli altri del G7, istituzioni intergovernative e di settore. I piccoli agricoltori gestiscono il 95% dei 12,5 milioni di aziende agricole di caffè nel mondo, concentrate in linea di massima nella fascia tropicale. Più elementi hanno acceso i riflettori sul caffè: può contribuire alla deforestazione e al cambiamento climatico; il pericolo che "oltre il 50 per cento delle terre coltivabili a caffè entro il 2050 non si possano più sfruttare a causa del cambio climatico, peggiorando così la già precaria situazione degli oltre 40 Paesi produttori (in due solo dei quali i coltivatori vivono al di sopra della soglia di povertà)", indica Andrea Illy. Gerardo Patacconi, direttore operazioni International Coffee Organization (Ico) a margine del G7 Sviluppo a Pescara, ricorda che sono più di 25 milioni le piccole aziende che producono caffè nel mondo sottolineando che un impatto del cambiamento climatico molto forte rischia di far schizzare "una tazzina di caffè a 100 dollari se non si agisce sulle piantagioni". E che sono "circa 5-6 milioni i produttori del caffè che non superano la soglia di povertà". Ma questi otto anni non sono passati invano: non solo perché il prezzo della materia prima è schizzato a +40%, ma perché è stata delineata una strategia che ha portato il caffè a essere oggi il settore leader dell'agricoltura rigenerativa. Una azione di "adattamento al cambio climatico - spiega Illy - con il miglioramento delle pratiche agronomiche e il rinnovamento delle piantagioni con piante selezionate, ibridazioni, più resilienti e produttive". E si è operato anche nell'istruzione alle comunità per lottare contro la povertà. Oggi "la Cassa Depositi e Prestiti darà un incipit importante all' iniziativa, accelererà il processo pubblico-privato: accoglierà fondi anche da investitori istituzionali e anche privati", ha precisato Illy. Che dopodomani sarà al Senato, a Washington, dove terrà una lecture proprio sulla agricoltura rigenerativa. E tenterà di coinvolgere nuovi attori nella partnership perché il 'climate' è una sfida planetaria.

A.Williams--AT