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Cile, ministra sotto accusa per grave ondata di insicurezza
Per i deputati d'opposizione Tohá non avrebbe protetto il Paese
Dal banco dei deputati repubblicani (opposizione) arriva un'accusa costituzionale contro la ministra dell'Interno, Carolina Tohá, in merito alla crisi di sicurezza che sta colpendo il Cile. In particolare i parlamentari del Partito repubblicano sottolineano "che il Cile sta vivendo la peggiore crisi di sicurezza pubblica della sua storia e che, nonostante gli aggiustamenti temporanei, tutti gli indicatori indicano uno stato critico della nostra realtà a livello nazionale", riporta il comunicato della Camera dei deputati cilena. Situazione di cui la ministra sarebbe responsabile per aver "gravemente violato la Costituzione e le leggi, e avendole lasciate inapplicate, non avendo adottato misure più efficaci per proteggere la popolazione dalla criminalità, dal traffico di droga e dalla criminalità organizzata". Sicuramente uno dei punti presi in considerazione per presentare l'accusa costituzionale è stato il ritiro "forzato" dell'ex direttore generale dei Carabineros, Ricardo Yáñez. Il generale si è infatti dimesso dall'incarico perché il primo ottobre verrà formalizzata l'accusa per il reato di omissione nei fermi illegittimi eseguiti proprio dai carabinieri durante la crisi sociale del 2019, accusa incompatibile con l'esercizio del ruolo direttivo. Inizia a decorrere il periodo di tre giorni entro il quale la Camera può notificare alla ministra degli Interni la sua decisione. Una volta ricevuta la notifica, Tohá avrà dieci giorni di tempo per presentarsi davanti alla Commissione per l'impeachment.
J.Gomez--AT