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L'artigianato del Friuli Venezia Giulia si tocca con mano
Al Padiglione Italia dagli scarpetti al codice della guarneriana
Il Padiglione Italia non è solo uno spazio dove osservare le straordinarie opere dei maestri italiani, ma anche un luogo dove imparare con le proprie mani le arti e le tradizioni del nostro Paese. E il Friuli Venezia Giulia, che questa settimana è la regione protagonista del padiglione, porta ai visitatori un'ampia proposta attraverso tre laboratori immersivi. Protagonista de 'Il tempo della memoria è il futuro. Scarpetti. I Scarpets de Cjargne' sono state appunto gli scarpets, le originali calzature della Carnia realizzate interamente a mano in Friuli Venezia Giulia con materiali di recupero. Dopo aver spiegato come si realizzano, Elisa Mainardis, artigiana licenziataria del marchio di certificazione Scarpetti registrato dal museo Carnico delle Arti Popolari "Michele Gortani" di Tolmezzo, ha guidato i presenti in un lavoro manuale per "mettere i punti come si fa nella soletta tradizionale, anche se in forma un po' ridotta". In capo al museo insiste la solida e corposa progettualità che porta al centro questa calzatura. L'antico sapere, trasmesso di generazione in generazione dalle donne carniche, è stato recepito in modo molto positivo dai visitatori che "sono molto bravi a cucire perché imparano fin da piccoli per cui non hanno avuto grandi difficoltà". Gli scarpets raccontano una storia di creatività, resilienza e sostenibilità: un prodotto nato dalla necessità di riutilizzare stoffe e vecchi tessuti, trasformati con abilità artigiana in calzature uniche e resistenti. Dopo l'arte della Carnia è stata la volta del laboratorio 'Il codice della guerneriana'. Uno spazio dove i partecipanti hanno imparato le regole base della scrittura in corsivo, imparando direttamente da 'L'operina' di Ludovico il Vicentino, una delle dieci copie anastatiche realizzate. "Lo abbiamo utilizzato per vedere come aveva scritto le regole per il corsivo italico" spiega Roberto Giurano Fondazione Scriptorium Foroiuliense di San Daniele del Friuli. Nelle ore del corso i visitatori hanno imparato la formazione delle lettere minuscole, ma anche "la postura, la spaziatura, l'impugnatura degli strumenti di scrittura" continua Giurano. Una risposta "entusiasta", quella dei partecipanti, che si sono messi diligentemente all'opera facendo molte domande e imparando attraverso il gioco. Nel pomeriggio è stata la volta de 'Il sogno di una cosa: pensare al futuro attraverso Pasolini'. Poeta, scrittore, regista, Pasolini ha un legame indissolubile con questa terra. La madre, Susanna Colussi, era originaria di Casarsa della Delizia ed è qui che Pasolini trascorse diversi anni della sua infanzia e anche tante vacanze estive. Ed è sempre qui che riposa nel cimitero insieme ai suoi familiari. Partendo da 'Non possiamo che andare avanti' di Silvia Rocchi, una storia a fumetti liberamente ispirata a 'Il sogno di una cosa' di Pasolini, e sfruttando il metodo Munari per stimolare il pensiero progettuale e creativo, durante il workshop sono stati messi in dialogo gli elementi distintivi della narrazione pasoliniana con le sfide attuali del contesto personale e culturale di chi partecipa all'attività. Un processo step by step, nonostante qualche barriera linguistica, portato avanti grazie allo strumento di un quaderno da compilare in modo guidato che alla fine si è trasformato in un vero e proprio personalissimo libro dei sogni.
K.Hill--AT