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Barelli, per FI i medici di base non devono diventare dipendenti
Dubbi ribaditi nel vertice a Chigi. "Molti si pensionerebbero"
Per Paolo Barelli presidente dei deputati di Forza Italia "i medici di medicina generale dovranno essere disponibili fino a 18 ore su 38 per le Case di comunità e 20 rimanere a disposizione per i propri pazienti convenzionati continuando a garantire una assistenza vicina ai cittadini nei propri studi salvaguardando il rapporto fiduciario. Ma devono mantenere lo stesso attuale rapporto giuridico libero professionale di parasubordinato convenzionato e non dipendente". Una posizione che risulta ribadita dal vicepremier e leader azzurro Antonio Tajani nel vertice di governo che si è tenuto in mattinata a Palazzo Chigi. "L'obiettivo per FI - spiega Barelli - è decongestionare i pronto soccorso con la maggiore fruibilità dei medici di medicina generale a favore dei cittadini". Di fronte all'ipotesi che i medici di medicina generale possano passare alla dipendenza del Sistema sanitario nazionale, FI quindi non nasconde la propria contrarietà. "Se diventassero dipendenti pubblici si graverebbe sulla spesa pubblica per ulteriori 5 miliardi di euro all'anno, senza contare che si aprirebbe una vertenza con i medici - dice Barelli -. Molti di loro non accetterebbero e andrebbero in pensione. Un problema, se si pensa che sui quasi 38mila medici di base 12.500 sono in età pensionabile e potrebbero rimanere senza assistenza del medico di famiglia circa 20 milioni di italiani. Siamo partiti diversi, la dialettica è normale e si troverà come sempre una soluzione. Inoltre non è detto che tutti i presidenti di Regione siano d'accordo. La nostra posizione è messa nero su bianco nella proposta di legge depositata alla Camera nei giorni scorsi". Per gli azzurri, chiarisce Barelli, "il sistema va adeguato alle esigenze mutate del Paese ma i medici di base devono poter continuare a occuparsi anche dei loro assistiti presso i propri studi; non c'è alcuna necessità di renderli dipendenti".
L.Adams--AT