Arizona Tribune - Ricerca, "piante sostituiscono ghiacciai a ritmi impressionanti"

Ricerca, "piante sostituiscono ghiacciai a ritmi impressionanti"
Ricerca, "piante sostituiscono ghiacciai a ritmi impressionanti"

Ricerca, "piante sostituiscono ghiacciai a ritmi impressionanti"

Parco Gran Paradiso: "Potenziale riduzione di rischio alluvione"

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Una ricerca condotta nel Parco nazionale Gran Paradiso, in collaborazione con il dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell'Università di Torino, sta evidenziando "l'impatto significativo del cambiamento climatico sugli ecosistemi alpini, con un'accelerazione senza precedenti nel processo di colonizzazione delle piante nelle aree lasciate libere dal ritiro dei ghiacciai". Lo studio, pubblicato sul Botanical Journal of the Linnean Society, rivista scientifica della Oxford University Press, ha riguardato "due cronosequenze proglaciali, situate in valle di Cogne e in valle di Rhêmes, ossia di aree libere dai ghiacciai in tempi diversi che coprono un periodo compreso tra cinque e 165 anni dalla deglacializzazione". A distanza di cinque anni i ricercatori hanno riesaminato le aree permanenti di studio della vegetazione ed è emerso che "la ricchezza di specie e la copertura vegetale sono aumentate rispettivamente fino a 21 e 45 volte più velocemente rispetto ai modelli previsionali". Una velocità che "può alterare la stabilità degli ecosistemi e la biodiversità, potenzialmente a scapito delle specie alpine più caratteristiche delle alte quote minacciate da specie più competitive provenienti da piani altitudinali inferiori che fino a qualche anno fa non erano in grado di resistere in ambienti così selettivi". Quando i ghiacciai si ritirano, lasciano dietro di sé terreni esposti e instabili. Le piante che colonizzano questi spazi "aiutano a stabilizzare il terreno e a prevenire erosioni. Se le piante si insediano velocemente, possono aiutare a ridurre i rischi di colate detritiche e alluvioni, come quella recentemente accaduta in valle di Cogne. Al contrario, se il processo di colonizzazione è lento o non avviene, il detrito rimane vulnerabile e questi rischi aumentano".

P.Hernandez--AT