Arizona Tribune - Emis Killa, la censura non serve, responsabilità è politica

Emis Killa, la censura non serve, responsabilità è politica
Emis Killa, la censura non serve, responsabilità è politica

Emis Killa, la censura non serve, responsabilità è politica

2 settembre live in Fiera per 15 anni carriera, in forse Fedez

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"La censura non serve, mio padre dice che più pressi una molla più quella salta": parola di Emis Killa, che nella sua Vimercate presenta il live EM15 con cui festeggerà con tanti ospiti i suoi primi 15 anni di carriera il 2 settembre a Fiera Milano Live. A dividere il palco con l'artista gli amici Geolier, Jake La Furia, J-Ax, Kid Yugi, Lazza, Massimo Pericolo, Neima Ezza, Paky, Rhove, Salmo e Sfera Ebbasta, in una data prodotta da Vivo Concerti che non sarà solo la celebrazione di una singola carriera - garantisce Emiliano - ma di tutta la cultura hip hop, con uno spazio per i writer e un palco per battle di freestyle che avrà come giudice Ensi, presentatore anche della conferenza stampa a Vimercate. Ancora in forse la presenza al live di Fedez, con cui Emis ha firmato il singolo 'Sexy shop', uscito a ridosso dell'aggressione al personal trainer Cristiano Iovino. "Fedez è un caro amico, ma di ciò che fa non sono responsabile - commenta il rapper - certo, dentro di me ho pensato 'proprio ora doveva succedere sta cosa?.., ma il pezzo sta andando molto bene comunque". La presentazione del live è stata anche l'occasione per tornare sulla polemica per il concerto di capodanno annullato a Ladispoli, quando il rapper brianzolo fu accusato di sessismo per i suoi testi, e più in generale sulle critiche al rap e ai suoi messaggi. "Ai tempi la prendevo sul personale, senza considerare di essere un capro espiatorio, ora - sottolinea il 34enne, diventato padre per la seconda volta venti giorni fa - penso che sia la politica a non prendersi la responsabilità di capire da dove arriva il disagio di un ragazzo che finisce a delinquere, non lo fa certo per le canzoni di Emis o di Baby Gang, i giovani vanno ascoltati, non messi alla gogna. C'è una fetta di Italia che non vuole che il rap prenda piede, ma i giovani sono il futuro, che va tutelato. Sono stato a parlare con i ragazzi che vivono in comunità, sono interessati a ciò che dici e per loro essere ascoltati è un grosso aiuto, mentre sentirsi ignorati può sfociare in rabbia e azioni sbagliate".

Ch.P.Lewis--AT